Un uomo di mezza età si reca, non molto convinto , per la prima volta da uno psichiatra. Tra giochi di parole satiriche, inaspettate improvvisazioni sceniche e canzoni (i suoi sogni onirici), il protagonista passa un’ora e un quarto nello studio dove i ruoli di medico-paziente spesso si ribaltano, diventando così il pubblico stesso paziente e medico. Verità pura o semplice scrittura teatrale?
In ogni replica dello spettacolo il copione spesso cambia poiché il neopaziente è convinto di poter confidare, in diversi incontri con lo psichiatra, il suo passato e la sua reale quotidianità tragicomica. L’uomo e l’attore sono coinvolti nell’attesa, Beckettianamente inutile, che…. “qualcuno finalmente .. li possa aiutare !”.