Chi uccise l’ anarchico Berneri
Nella notte fra il 5 e il 6 maggio 1937, a Barcellona, veniva assassinato l’ anarchico Camillo Berneri, intellettuale e uomo politico di valore, volontario in Spagna e amico di Piero Gobetti, Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, dei fratelli Rosselli. Fin dalle prime ore seguite al ritrovamento del cadavere di Berneri e dell’ amico Francesco Barbieri, i loro compagni accusarono i «sicari di Stalin» del duplice delitto, maturato negli scontri fra libertari e comunisti. L’ accusa si cementò nel tempo, anche se fu sempre respinta dai diretti interessati (nel 1950 Palmiro Togliatti si scagliò, dalle colonne di Rinascita, contro Gaetano Salvemini, colpevole di avere dato credito a «una delle più infamanti calunnie della libellistica anticomunista»). Ora, a distanza di settant’ anni e a qualche settimana dal convegno dedicatogli ad Arezzo dall’ Archivio Famiglia Berneri, dalle carte relative alla polizia politica fascista, esaminate presso l’ Archivio Centrale dello Stato dallo storico Roberto Gremmo, si fa strada un’ ipotesi che potrebbe scagionare i comunisti: ad ammazzare Berneri e Barbieri sarebbero stati degli agenti al soldo di Angel Galarza Gago, radicalsocialista, allora ministro degli Interni della Repubblica spagnola. Secondo i rapporti inviati dagli infiltrati dell’ Ovra tra gli antifascisti affluiti in Spagna, e ritrovati da Gremmo che sta ultimando un libro sulla vicenda (uscirà tra breve per le edizioni di Storia Ribelle), la tragica fine di Berneri avrebbe avuto come movente la sottrazione da parte di alcuni anarchici di un ingente quantità di denaro che Galarza aveva prelevato dai depositi della Banca di Spagna, «allorché la minaccia di Franco su Madrid andava precisandosi». Berneri e Barbieri potrebbero essere stati testimoni scomodi. Conclude Gremmo: «L’ eliminazione dei due italiani fu con buona probabilità un “delitto fra amici”, come peraltro aveva ammesso in un’ occasione Giovanna Berneri, la vedova di Camillo. Un delitto, in sostanza, causato da una spietata caccia al tesoro, in cui i comunisti non ebbero verosimilmente alcun ruolo».
REPLICA DI CARLO DE MARIA
All’attenzione della redazione di “Repubblica”
All’attenzione di Massimo Novelli
Oggetto: Articolo “Chi uccise l’anarchico Berneri”, la Repubblica, 12.6.2007
Gentili Signori,
Nel corso degli anni la figura di Camillo Berneri è stata oggetto degli studi di storici seri e preparati, tra I quali Pier Carlo Masini, Giampietro Berti, Claudio Venza, Pietro Adamo, Gianni Carrozza. Negli ultimi anni anche autori più giovani si sono cimentati con Berneri. Tra questi ultimi, io stesso, che ho
Dedicato a Berneri una biografia (FrancoAngeli, 2004).
Le carte della polizia politica fascista sulle quali si fonderebbero le novità proposte da Roberto Gremmo di “Storia Ribelle”, e illustrate da Massimo
Novelli, sono da tempo a disposizione degli studiosi, che le hanno già indagate più volte con attenzione.
Come gli storici contemporaneisti sanno bene, le carte di polizia e, in particolare, le relazioni delle spie dell’OVRA sono documenti da trattare con cautela e da verificare e confrontare sempre con altre fonti pienamente attendibili.
Ricordo bene che dalle carte della polizia politica consultabili all’Archivio Centrale dello Stato emergono svariate ipotesi sull’assassinio di Berneri: ucciso dai comunisti perché anticomunista; ucciso dai fascisti perché antifascista; ucciso dagli antifascisti perché spia fascista (niente di meno!!) e, infine, anche l’ipotesi ora sbandierata da Gremmo e raccolta prontamente da Novelli.
Non dimentichiamo, per restare sul piano delle certezze, che l’assassinio di Berneri venne rivendicato da “Il Grido del Popolo” (Parigi), giornale del Partito comunista italiano, il 29 maggio 1937, con un corsivo non firmato intitolato “Bisogna scegliere”, nel quale si legge che Camillo Berneri “è stato giustiziato […] dalla Rivoluzione democratica, a cui nessun antifascista può negare il diritto di legittima difesa”. Nello stesso articolo I comunisti arrivavano fino al punto di rimproverare aspramente I socialisti del “Nuovo Avanti”, colpevoli di aver commemorato la morte di Berneri.
L’impressione che io traggo da questa vicenda è che I quotidiani, anche I più autorevoli, si occupano spesso di storia contemporanea solo quando c’è possibilità di un facile scoop, ignorando magari, con una certa superficialità, la letteratura in materia.
Ringraziando per l’attenzione, saluto cordialmente
Carlo De Maria
Carlo De Maria
Assegnista di ricerca
Università degli studi di Bologna
Polo scientifico-didattico di Forlì